giovedì 13 marzo 2008

La danza, la timidezza e il corpo!



Qualcuno mi chiede la danza libera dalla timidezza?

Non lo so!

E' bello un danzatore timido!
Un danzatore che ha pudore.
Siamo abituati a percepire i danzatori come virtuosi.
Quelli ci piacciono!
A quelli ci abituano trasmissioni tipo "Amici".
Mostri di virtuosismo con un espressività preconfezionata,
poco sincera, tutta spalmata sull'apparire, sul mostrarsi, su un corpo mai "normale".
Su quel mai "normale" bisogna riflettere. Si parla del mondo della moda come di una ambito
di crisi: anoressia, bulimia, problemi depressivi e di stabilità psichica.
Ma anche il mondo della danza non è estraneo alle problematiche.
C'è un educare alla danza che si basa su valori falsi e sbagliati, anche ormai desueti!!! Il modello della danza classica è un modello ormai antiquato e antiquato è il corpo che si persegue.
Le danzatrici più belle e brave che ho incontrato facevanbo parte di una compagni di donne molto variegata, ricca di corpi pesanti e leggeri. I chili non erano un problema.
C'era molta voglia di stare insieme senza competere,
di giocare la scena e di far divertire e star bene il pubblico...
Li si che la timidezza era stata vinta!

Sui letti nascosti...



C’era qualcuno dietro le persiane verdi?

Punte di coda di corridoi

con odori di legni, ai lati altre stanze di ombre, di frescure

mi viene di fare l’amore dietro a zanzariere di pomeriggio

oh mi viene, a pancia sotto

sentire all’ombelico le lenzuola

E sulle guance strofinarmi un odore disteso, che nessuno vede

all’orecchio il meccanismo onirico di molle.

Oh che mi viene, zitto zitto di siesta, allora son viva (!)

Una cosa così, me la faccio la felicità

una cosa ragazzina, nascondina

una cosa di gioco, di ammattire a un tratto.

Lungo cammino di altri luoghi, un giorno indietro, incalcolabile ormai

Ormai

ormai

ormai,

mai ormai, che detestavi “or-mai”

lo detesto! Lo detesto! Tu dicevi

tu, tu, tu, tu, che non hai gia tratto, un colorito ancora

una pittura di pelle, e un..calore, ancora sei, un poco vago

come ombra e frescura e zanzara, come molla cricchiante all’orecchio.

torna a ogni ora la cicala e la vecchina nera

girotondo di vecchina nera calma e quieta mi passa

sulla pancia per sparire nel piccolo bosco di mirto rosa

Dove io ho trovato il nascondiglio del coniglio

e dove lo chiamo di tanto in tanto

coniglio razzo più di fulmine in cielo

più del bacio paventato, del trambusto dell’amorino nato

Del graffio di corsa alla caviglia

quando si vola sul grano

e si ride

e si suda

ti avessi avuto e incantato così come si gioca…

La sera mi sopravvive.

Geometrica nella sua nebbiolina

nel suo richiamo cadenzato, di ninnaò ninnaò e gatti

rasenti il tufo e le soglie scure

funambolate tra un crocicchio e l’altro che è sempre strada.