lunedì 15 settembre 2008
domenica 14 settembre 2008
dedicato ad Etty
Le “Lettere” di Etty Hillesum
Questa storia va dal 14 agosto 1942 al 7 novembre 1943. È una storia raccontata da una ragazza ebrea non ancora trentenne dal volto appena paffuto, i capelli neri tagliati corti, la bocca calma, gli occhi scuri. Si svolge un poco ad Amsterdam, ma soprattutto in uno spazio di circa 500 mq ritagliato in una delle regioni meno ospitali d’Olanda: il campo di smistamento di Westerbork, dove migliaia di ebrei furono spediti da tutti i Paesi Bassi ad aspettare il loro turno verso Auschwitz. Questa, inoltre, è una storia epistolare perché è formata da tutte le lettere che quella ragazza, Etty Hillesum, scrisse ai suoi amici nei 15 mesi prima della morte. Il fango, il freddo, la malattia e la disperazione, e poi la mancanza cronica di cibo e medicine: questa era la quotidianità a Westerbork, e questo è il sottofondo continuo di quelle lettere. Ma c’è anche dell’altro.
Etty Hillesum lavorava a Westerbork come membro del consiglio ebraico di Amsterdam e si occupava dei bisogni materiali dei suoi abitanti: faceva avanti e indietro tra il campo e la capitale, spediva lettere dal campo e dalla capitale, fino a quando non decise di restare in pianta stabile nel campo. Westerbork lo vediamo attraverso le sue parole: un insieme di baracche di legno di grandezza variabile che potevano ospitare da un nucleo familiare fino a decine di persone. L’aria irrespirabile nonostante gli spifferi gelidi, il sovraffollamento, il tanfo, le liti per un libro, i parti nelle cucine, la polvere invincibile: l’immagine materica e notoria dei lager che conosciamo dai libri, dai film, dai testimoni e persino dai fumetti. Ma, come dire, questa immagine è solo il pretesto delle lettere della Hillesum, perché lei riuscì ad allargare i 500 mq di Westerbork a dismisura. Partì – la facciamo partire da qui solo per comodità di narrazione – dalla natura esterna a Westerbork: dalle coltivazioni di colza e dai loro fiori estivi, dalla polvere multicolore della terra asciutta, dalle sfumature inspiegabili del cielo; Etty riusciva a guardare fuori. Continuò col descrivere ai suoi corrispondenti la vita scandita e desolata del campo, la necessità e insieme la futilità delle convenzioni sociali che alcuni abitanti si incaponivano a perpetuare (stare in una baracca con delle persone che “fuori” erano socialmente considerate era meglio che stare in baracca con dei poveracci) o anche il tepore dei sodalizi inaspettati. E poi cominciò a chiedere ai suoi amici di Amsterdam tante piccole cose materiali: una pila per poter camminare di notte, degli occhiali per proteggersi dalla polvere, del cibo. Etty si vergognava un poco di queste richieste, ma da loro dipendeva la vita dei suoi cari e dei suoi amici di lì: sono richieste gentili che rendono un panetto di burro, qualche fetta biscottata, un barattolo di marmellata degli oggetti splendidi e ricchi, dei rari concentrati di vita. E dopo ancora - dopo le baracche, la natura, la convivenza umana, la vita materiale – Etty scriveva di amore. Scriveva che il mondo era pieno di bellezza. Sapeva benissimo che da Westerbork si andava verso la morte, e dunque il suo appello scintillante alla vita e all’umanità degli uomini non assunse mai le caratteristiche buoniste della stolidità. Etty Hillesum, come già si è detto negli altri contributi che compongono questo speciale su di lei, era religiosissima, di una religiosità capace di travalicare le confessioni. Eppure ciò che veramente scuote nelle sue lettere è il senso d’immanenza che le pervade: l’attenzione, la cura, la ricchezza con cui lei fu capace di riempire ogni momento di vita nel campo, il qui e ora. E non è un caso, forse, che raramente nelle sue missive vengano descritti dei decessi o nominati dei morti: la sua preoccupazione non fu mai il trapasso, men che mai il proprio, non fu mai il pensiero di un presunto al di là. Etty Hillesum era piuttosto preoccupata dal rapporto tra la sua interiorità e l’esterno, da ciò che fattivamente poteva fare per vivere e far vivere all’interno del recinto spinato di Westerbork. La parola “nazista” non viene nominata quasi mai, perché Etty non voleva che la propria esistenza fosse contornata da un qualche rapporto col nemico: io sono Etty in quanto Etty, non in quanto vittima dei nazisti. Niente è angelico o astratto nelle lettere dell’autrice, al punto che, quando la morsa del genocidio si farà più stretta e la possibilità di avere della corrispondenza diverrà più rara, dalla sua penna trapelerà una sorta di paura, il timore di avere ancora molto da dire senza poterlo fare: sono lettere più concitate, più urgenti, più ravvicinate, segretamente più disperate. È il rush finale. Da lì a poco Etty e la sua famiglia verranno caricati sull’ennesimo vagone diretto ad Auschwitz per non farne ritorno. Dopo avere letto le sue lettere ad una ad una e averne seguito lo sviluppo narrativo - che è insieme conoscenza di Westerbork e graduale conoscenza interiore della Hillesum - la cartolina finale da lei lanciata dal treno merci che la portava in Polonia colpisce come un maglio: termina con un “Arrivederci” che commuove fino alle lacrime. E, dopo aver chiuso questo volume, si rimane con la pacifica e perdurante sensazione dell’importanza irripetibile di ogni cosa, come se ogni cosa fosse un unico, vitale panetto di burro.
Hillesum, Etty
Lettere. 1942 - 1943
Adelphi 2005 - pagg.149, euro 7,00. Traduzione di Chiara Passanti
Keo, poema
Keo
Keo è il nome di un satellite spaziale artificiale che porterà i messaggi della razza umana vivente su questa terra in orbita.
Keo è il messaggero che sfida la barriera del tempo.
È stato lanciato nel 2003 e consegnerà all’umanità di domani oltre sei miliardi di messaggi scritti dall’umanità di oggi.
Keo ha una forma sferica di diametro di
Brillerà nel cielo, prima di giungere al suolo e restituire all’umanità, futura, i pensieri, i progetti e le speranze.
Dedico tutto questo alla mia famiglia,
per ciò che hanno fatto per me,
per tutto quello ce mi hanno dato,
al bene infinito che voglio ad ognuno..
...ma che non hanno mai capito,
A loro
che non mi hanno mai accettato
e perdonato le mie paure,
la mia incapacità di non essere riuscita
a toccare mia madre.
A loro
che non mi hanno mai guardato
ma solo considerato una psicopatica.
A loro
che non hanno mai
sentito il mio grido.
Il “simbolo” della croce rappresenta per me una figura
importante e la interpreto come un simbolo di cambiamento
che accompagna le varie fasi della vita.
Le croci rappresentano la passione, l’amore,
la solitudine, la sofferenza, la gioia,
il mutamento di stato d’anima e di persona esteriore,
rappresentano il tempo…
la croce che ha cambiato la mia vita è contenuta in queste
pagine;
lascio a chi legge (e ne ha voglia), capire qual è!
L’unica cosa è che sento di averla portata sempre dentro
di me e solo
adesso sono riuscita a capirne il motivo.
Mi sento diversa e la mia diversità la unificherò alla vostra
uguaglianza e alla vostra diversità.
Accanto ad alcuni “pensieri” apporrò delle croci che non
tutti hanno capito…
…forse perché nessuno ascolta…
…guarda…
...chi sono…
1) Ancora
E…
Probabilmente si può anche,
stanchi,
traditi,
amareggiati,
sdraiarsi per terra,
chiudere gli occhi e ascoltare…
…e… piangere…
Ma si può ancora
Sognare,
aspettare,
illudersi,
desiderare, amare, sopravvivere….
2) Amore
Vorrei abbandonare le mie difese,
essere amata intensamente,
accudita.
Vorrei qualcuno che si a capace
di amare completamente.
Vorrei la congiunzione,
la condivisione,
la fusione,
la protezione.
Vorrei appartenere senza paure,
senza annullarmi.
Vorrei ricevere.
Vorrei dare.
Vorrei colmare questa
Illusione
che continua a sperare
dentro il mio cuore.
3) Il mio pensiero
Per un uomo
Tanti fiori…
...lontano…
ma spero in ascolto di me.
Forse incastrato in un angolo
della mia croce...
questi fiori per evitare di
sognarti…
non rimarrò mai
un piccolo e insignificante
bocciolo.
...in me resterà il tuo ricordo,
i tuoi colori
la tua voce
i tuoi gesti.
Ma, so,
che sarò bruciata e
nascosta nell’anonimato.
4) Non conoscerò
Salvami amore..
...vieni a trovarmi
ad amarmi,
il mio cuore custodisce
sentimenti profondi,
odori, profumi incantevoli
eterni
che donerò solo se tu verrai.
Ma so
che sei lontano
il mio desiderio morirà
con il silenzio…
...illusa,
rimarrà solo il mio sguardo sognante.
Il mio cuore si spegnerà
la passione cesserà
tutto finirà con la mia morte.
Non conoscerò amore,
ma solo un lacerante dolore…
Chi mi salverà?
Non sarò visibile,
non raggiungerò me stessa
cadrò nel profondo e
tutto si cancellerà.
Ci sarà solo una croce ad aspettarmi..
...si, lei sarà sempre lì.
5) Brucio
L’amore infiamma gli dei,
la potenza del veleno corrode tutto,
si può togliere l’anima?
Vorrei liberarmi da questo gioco…
…la vita.
6) Ricordo
La luna…
la sua luce
risplende solo per chi
riesce a guardare.
La croce blu,
un colore come il mare
come mai dimenticherò,
il riflesso di luce…
Blu, come gli occhi
di un uomo che non vede…
Luna nera,
è ciò che lui ha visto e
forse dimenticato.
7) Un tempo
Con queste croci
voglio ricordarti ancora una volta;
ma non sarai più dinnanzi a me,
il tuo viso,
la tua voce,
il tuo sguardo
sono ormai lontani..confusi…
…non dimenticati,
ma,
lontani.
Il mio pensiero,
la mia passione
sono ormai spenti,
il mio corpo è lontano.
Non ci sarà più
notte come
quella notte ormai persa.
8) Unita per sempre
Ti voglio bene…
Ti amo…
parole importanti
ma troppe persone
ne fanno uso, ignare del significato.
Tante persone
sono state capaci di
pronunciarle…
…ed ora mi chiedo:
dove sono?
La profondità
dei sentimenti
non viene dalle parole,
viene da dentro il corpo,
dal sangue che scorre nelle vene
talmente caldo
che fa riscaldare il cuore.
E
rende il viso luminoso
e
tutto intorno diventa
di un colore
intenso e vivibile…
come vivere in un’ altra
dimensione
su una nuvola bianca e soffice
come camminare su
una croce rivestita
di fiori bianchi.
Non c’è
nessuno che definisce
l’amore
con simili parole.
9) La mia voce
Quando sarà
tempo
per me?
Vivere
nei miei pensieri del passato
appassirò come un fiore…
Il vero…
…mento..
Il mio mondo non è questo
costruisco un “me” irreale,
sono alla scoperta del mio interno.
Ma sento che sono
irraggiungibile,
mi chiedo se solo
un’altra vita mi darà
il momento d’oro!
Bloccata
in sabbie mobili dell’abitudine
senza riferimenti
in continuo confronto di me,
ancorata dagli eventi
mi spengo…
Ingannata
dalla luce di questo sole
che offusca
il senso della mia vita.
Non arriverò mai.
10) Avvolta nel mio
Qui…
sono arrivata
nel mio mondo
so che è irreale…
illogico,
inquieto,
artificioso,
un mondo che
mi prende con inganno
che non mi dà buoni propositi
che non risolve nulla…
… ma mi
affascina
mi incanta
difficile da definire.
Questo mondo
straordinario e
pericoloso
mi fa paura
non lo respingo
voglio conoscere e
percepire ogni piccola sensazione
con la mia mente.
Avere la capacità e
la forza della mia volontà…
è un gioco pericoloso
ma vale la pena
di viverlo…
11) Chi sono
Definire tutto ciò che è
dentro di me…
…non si può…
…non potrei…
Sono diversa
Tormentata
Angosciata
sono niente…
Sono più persone..
...il mio aspetto è per chi mi vuol vedere, in me…
…perché la croce?
…perché i fiori?
…perché diversa?
Sono forse già nata?
Sono forse già morta?
Cosa sto vivendo?
12) Anima
Trasformo
la mia anima
e lascio che si unisca al mio sangue
fino ad arrivare al cuore.
Sento i battiti sempre più forti
accelerano velocemente…
come una tempesta
come sparire nel nulla.
La mia anima
esce dalla realtà
sconfina tutti i limiti
ma
il mio corpo
è fermo.
Amori finiti
solitudine…
troppo tempo è passato.
Sento distante la felicità
è difficile credere,
ma
ho amato
cosi tanto che sono rimasta senza respiro.
Una luce strana attraversava il mio corpo
Accecandomi
la voce del desiderio mi accarezzava
come il freddo che penetra nel corpo.
Potente
Profondo
Impossibile da scaldare.
13)
Tutto ciò che avevo intorno
si perdeva in una massa di cemento.
Mi sentivo immensamente viva…
…ma poi?
Tutto tornava indifferente
come se la mia mente
il mio corpo rifiutasse il calore
cancellato e
mai ricordato…
E così eccomi qui,
debole
schiacciata dalla mia stessa persona,
confusa
fantasticando di ritrovare un vero amore
piango.
Il tempo è fermo.
Stanca
rispecchio il mio viso,
mi guardo negli occhi e
non trovo me.
Ho bisogno di trovare una casa
È un disperato bisogno di capire chi sono…
…ma sono solo coperta da oscurità
mi soffoca lentamente
un giorno
mi ucciderà.
14)
Piango soffocatamente,
oppressa
dalla luce
soffocata dal mio respiro
ho bisogno di vedere me stessa,
ho bisogno di adattarmi al mio volto…
…vorrei avere l’audacia,
il coraggio
di amare
mostrare me stessa,
mostrare ogni aspetto della mia realtà.
Non provare vergogna
del mio corpo,
fonderlo
senza timore
senza timidezza
ad un uomo
ricco
di qualità
di generosità
di amore.
15) Segreto
È solo un sogno lontano…
La mia solitudine
il mio timore
vorrei che qualcuno capisse
dove sono arrivata,
far provare le mie emozioni…
…sento di non essere...
…di non esistere.
Voglio scivolare, nascondermi,
fuggire…
…le mie lacrime bagnano
il mio viso
come
onde ricoprono la sabbia.
Vorrei che questa realtà
non esistesse…
…vivere un’altra vita..
…o morire?
16)
Piange l’amore,
è triste,
tetro come il silenzio di paesaggi cimiteriali.
L’amore
solitario come il mare d’inverno.
L’amore
Sprofondato nel sonno
Seppellito in fondo al mio cuore.
L’amore
smarrito, offuscato
si confonde
e
non si farà più trovare.
Perde il suo calore,
sbiadisce,
si nasconde
diventando sempre più piccolo.
L’amore ermeticamente chiuso,
chiuso in una scatola di vetro
e
non può far altro
ce mettersi in mostra…..
cosa resta?
Solo guardare
E piangere
Mentre si allontana.
17) Timore
Cerco qualcosa,
forse qualcuno
non so…
…confusa dalla vita come
questi disegni insignificanti,
c’è solo una croce,
la guardo
ha tanta potenza
forza
importanza
magia…
…mi trasmette sensazioni esaltanti
mi riporterà in questa vita
o alla morte?
18) Vuoto
Cammino
ritrovandomi tra la gente
sentendomi nulla
sentendomi piccola
sentendomi invisibile…
...sola.
Cammino
senza nessuno
esclusa da ciò che mi circonda.
Mi estraneo.
Cammino
nel mio spazio vuoto
sola.
Cammino
perdendo coscienza
sentendomi fuori dalla mia esistenza,
separata dal reale.
Cammino
Cammino
Cammino
Ma non posso illuminare il mio vuoto
Cammino
Testardamente, violentemente, cercando
con forza di rompere e
strappare il dolore dal mio cuore.
Cammino
con la speranza
di riconoscere e allontanare
la mia mancanza.
Vorrei affrontarla
guardarla
confrontarmi con lei
combatterla
senza restare a mani vuote.
19) Aspetto
Silenzio,
mio amico,
vorrei ascoltarti
parlami... risvegliami,
fammi sentire la tua voce.
Aspetto la tua
parla
in questa notte così scura…
…ti cerco
…ti voglio
…toccami
Vorrei venire da te,
ma ho paura.
So che sarai sempre con me…
…fammi sentire la tua risata…
…portami lontano
Da questa tristezza dalla mia malinconia.
Aiutami
a controllare la mia mente,
ad essere proprietaria di me stessa,
mostrami la mia coscienza
la mia luce…
Ti aspetto
in questa sorgente nera priva di chiarezza
in questa immensa oscurità senza colore
sola
con il mio dolore.
20) Immersa in sogno
Vorrei che tutto si trasformasse in un sogno,
vorrei che questa realtà s’innalzasse
come un aquilone che prende il vento
e ondeggia nel cielo.
Vorrei che quel filo si staccasse e lo lasciasse libero
di volare lontano, sempre più in alto…
…come un esile seme
che diventa un fiore eterno.
21) Invisibile
Se qualcuno mi guardasse
Potrei farmi sentire
a distanza…
ma, non c’è nessuno.
Sono fuori da questa vita
lontana
sono sola e irraggiungibile.
Sono una figura astratta
sono troppo tempo distante
sono separata da un luogo
assente…
resto ferma
con la speranza di
essere avvicinata…
Piango nell’attesa
di sincerità.
22) Esco da me
Trovare la pace, la tranquillità
È solo un sogno…
…sono sconfitta dalla mia metà,
è lei che ha vinto,
è soddisfatta,
non farà realizzare i miei desideri.
Ha preso tutto di me,
trasforma la mia luce in buio
ed io non riesco a vedere..
…lei è sempre attenta,
è indistruttibile,
se amo mi fa odiare,
se rido mi fa piangere,
consuma le mie energie
mi avvelena pian piano.
Controlla la mia anima,
mi tormenta,
mi angoscia,
mi rende infelice,
sarà sempre in me
non mi farà conoscere
il mio volto,
domina
regna e prevale
ogni parte della mia mente.
Non conoscerò mai tutto ciò che sono.
23) Sono al buio
Ho bisogno di sfumature
sul mio viso buio,
ho bisogno di una forte
corda che
mi tiri su da questo pozzo…
..lontana da tutte le
costrizioni della vita…
Sono come… sono.
Prigioniera di me stessa,
vuota nel cuore
vuota nell’anima.
24) Condannata
C’è un profumo particolare…
...di fiori, di dolore,
di sofferenza, di morte,.
Lo sento nel mio silenzio
nella mia tristezza…
…respiro quest’aria…
25) Raggio di luce
Sono sicura che c’è…
C’è un anima,
forse un angelo
che resta al mio fianco,
di notte, a volte,
mi risveglia con la sua voce,
grida, parla, ride,
sento echi lontani,
non so come e da dove…
…incomprensibili frasi..
…le sento…cerco di capire,
mi chiama…ma poi,
ho paura,
apro i miei occhi e non vedo nessuno,
non sento più nulla, non sono più sicura.
26) Abbraccio la mia croce
Forse i miei occhi sono bendati
non vedo nulla
sto lasciando tutto
e tutti mi hanno lasciato.
È come svegliarsi
E non vedere la luce del giorno
come vivere in una stanza buia
come aver sempre freddo
e non avere nessuno che mi riscaldi.
Non credo più a nulla
Non credo a ciò che è intorno a me.
Voglio ribellarmi
gridare
soffocare il freddo
Voglio
sentire ribollire il mio sangue
Voglio
una croce ricoperta di fiori
Voglio
il sole
Voglio
dimenticare
Voglio
mio figlio.
Sono inchiodata nel mio corpo!
27) Unico centro
Affascinanti e misteriose luci del cielo,
al centro dell’universo,
al centro di ogni vita,
ma quando non apparite
lasciate tutti nell’oscurità,
tutto appare spoglio,
deserto
come se il cielo fosse toccato dalla morte.
28) Senza figura
Al di là del mare
i miei pensieri si
intrecciano come raggi
Nelle tenebre dell’oscurità.
La mia immagine riflessa
in uno specchio
la mia mente oltrepassa
ogni confine,
valica ogni limite,
osserva ogni sentenza,
sono all’apice di me stessa…
…ma,
non spicco il volo del mio destino.
Sono ferma e vedo
il bagliore della vita che scorre,
che non ha mai
illuminato la mia anima.
29) Invasa
Sono tra acqua e fuoco…
…la mia acqua è pura
scorre nelle vene
tenta di trasportare
il mio sangue,
come un fiume
che sfocia nel mare…libero…
…e perde ogni pensiero.
Il mio fuoco mi ferma,
è sempre con me,
brucia,
continua a infiammare
ogni parte del mio corpo..
…fa male e diventa tutto difficile.
Non andrà via
fino a quando
mi renderà cenere.
30) Segreto
Desidero il calore della semplicità dell’amore,
ritrovare la magia
di guardarmi in uno specchio
e immaginarmi bella
cogliere le apparenze di un aspetto migliore,
avere un corpo sinuoso
e
lasciare le mie debolezze
di fronte allo specchio.
Un rapido sguardo
cosi che possa emergere cantando.
È un segreto
…fingo e mi commuovo...
La mia mente oltrepassa gli spazi infiniti.
Annullo il mio essere, il mio corpo;
riesco a sentire i battiti del mio cuore,
il respiro profondo
il sangue che scorre velocemente nelle mie vene.
Trovo la vita dentro me stessa
staccandomi dalla realtà
lasciando il mondo.
Ma
non può durare a lungo
è una felicità immaginaria,
irraggiungibile dalla vita vera
tormentata e delusa.
La desolazione è costantemente presente
sensazioni tristi mi assalgono.
È un segreto
…non rivelo agli altri la mia anima.
31) Priva di sbocchi
Piove…
…è l’unico rumore
che sento,
è l’unica voce
che manca,
detesto questa pace.
Vorrei essere sotto la pioggia
forse mi aiuterebbe a far
scivolare i miei dubbi…
i pensieri…
vorrei liberarmi da tutto,
liberarmi
da ciò che non ho
mai avuto,
spero di dimenticare..
ma tutto è ancora vivo in me.
Tutto
arde violentemente
Amori… affetti… gioie...
…felicità… amici…
Non trovo più nulla.
Sono
Solo una fiamma
Che sta per spegnersi,
spaventata, smarrita
senza certezze.
32) Io
La vita sta fuggendo
segna le ore
resta poco tempo.
Sono entrata in un enorme circo
Vuoto
senza luce
senza colori
senza amori
affetti.
Mi sono smarrita.
Non trovo fiori
Croci
Musica
Sorrisi
Vivo tra i comuni mortali
respiro la stessa aria
ma non sento nulla.
La mia mente vuota
il mio cuore spezzato
ma ancora colmo di calore
che potrebbe scoppiare.
Il mio io rimasto
chiuso per molto
tempo
si è risvegliato
ma non c’è più posto in questo mondo.
La mia ombra ridotta in frammenti dispersi.
Troverò pace solo nella tomba…
Non posso negare il mio momento
e quando arriverà
l’unica cosa che porterò
sarà solo ciò che possiedo:
la vita.
33) Credo
…c’è un luogo…
…dove non so,
so solo che è meraviglioso
colmo di fiori e stupendi colori.
Una croce dominante al centro,
qui sta la meraviglia.
Forse è dentro di me,
nessuno lo conosce,
forse neanch’io…
...è sicuramente
un mistero.
34) Libera
Non si può vedere tutto,
ma ciò che si vede,
a volte, è meglio
non vederlo.
Non si può neanche
far finta di non vedere
sarebbe tutto un falso inganno.
Voglio vedere
e dire ciò che vedo,
sentire sulla mia pelle
i brividi di un’emozione,
gioia o dolore,
ma devo vedere.
giovedì 11 settembre 2008
Ninfale
sin d’ora
nell’umida quiete
di quei boschi
specie nel sottobosco
ninfale che
bagnando nutre.
Dorme l’inverno
a fondo
tra nebbia fitta
vola alato
che si spande
nell’umida quiete
di quei boschi
specie nel sottobosco
ninfale che
bagnando nutre
Al solstizio invernale
solitaria creatura
se ne va
quale larva leggera
che aleggiando prova
Naturale Mente
che si rinnova
Ancestrale Corpo
che si sfiora
Vuole il latte
il miele e i fiori
così lasciati
in luoghi ameni
per laghi valli
fiumi e monti
pullulanti di
sogni e di respiri
troppo ampi e profondi!
Di tale ampiezza
canta corale
nel riverbero di
materia sottile
che si spande
tra i sentieri intrecciati
di quei boschi
specie nel sottobosco
ninfale che
bagnando nutre
Sgorgano essenze
pure d’artificio
e linfe di corolle
che si tengono in braccio
come un infante
concentrato siderale
d’ogni campo
morbide corrispondenze
nude di forme
e di colori
eppur vivaci e dense!
Di rado trema
il pendio
trema il gelsomino
invernale che così
incosciente muta
le foglie verdi in fiori
incurante di
tutto il freddo
di tutto il forte
ansimare dell’inverno
Lieve demenza
cui non m’abituo
perché tra i miseri
anfratti umani
regna l’Artificio
aura polare artica
con carente energia
carente ossigeno.
Culto ninfale
scendi qui
nelle grotte
estatiche e sommerse
tra gli schemi
mentali ed eloquenti
dei popolini
della gente
Non voglio l’immortale
dono dalla fonte
ma solo carezza
che distende
come volo
di farfalla
che lievemente scende.
sabato 6 settembre 2008
In cerca del sorriso
Si terra a Lecce il 18, 19, 20 settembre, "Pe(n)sa differente".
Prima manifestazione nazionale di sensibilizzazione sul peso naturale
Pe(n)sa differente fa parte del progetto nazionale:
Le buone pratiche di cura e la prevenzione sociale dei Disturbi del Comportamento Alimentare,
coordinato dal Ministero per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive e dal Ministero della Salute
e da Salomè onlus.
di Mauro Marino
“Un giorno senza sorriso è un giorno perso”
Charlie Chaplin
Cercare il sorriso. Scovarlo, sollecitarlo, nascosto dentro le pieghe del tempo. La malattia toglie il respiro. Non c’è orizzonte e ogni gratificazione si svuota, logora la sua efficacia, via via scompare. Sbigottisce. Lascia terreno al nulla dell’ossessione.
Li conosciamo i meccanismi pervasivi del non esserci. Togliersi la vita è negarsi il futuro: il sorriso.
Sul dizionario leggiamo: “Un sorriso può essere più o meno sincero e spontaneo, e non sempre sottintende un atteggiamento di apertura verso l'altro quanto piuttosto l'espressione di un personale stato d'animo”.
Quello stato d'animo ci riguarda, quando l'assedio chiude ogni spiraglio.
Quando il sorriso non allarga più gli occhi!
C'è un sé che sorride, che si apre, che si dispone ad accoglier e a dare.
Quel se, dobbiamo cercare, ri/trovare, svezzare nell'oblio del mal d'animo. La cultura, il laboratorio, la comunicazione possono essere utili alleati di una strategia di cura.
Mettere le mani, gli occhi, il pensiero, la parola al fare. Questo il percorso, per ritessere la fiducia!
Trovarsi in un opera non è “specchiarsi” nel vuoto di un corpo che non si risponde, è la possibilità di contemplare il tempo.
Ho chiesto a cosa pensi mentre fai questo “ricamo”? “A niente!”, mi ha risposto.
Una vittoria allora! Distrarsi, tentare di trovare acquietamento, pace! Dimenticarsi, de/pensare. Staccarsi da sé e trovarsi nell’opera.
Di fronte “musi” lunghi, le mani tengono la pancia. E' duro riabituarsi al cibo, stare alla regola della proposta di cura. Sentirsi gonfia, dover trattenere il cibo... “e questi intorno cosa vogliono? Che c'entro io qui? Non sono malata! La mia non è una malattia!”.
Come fare?
Leggere, scrivere, guardare. Parlare. Sciogliere il nodo.
E allora, al lavoro! Trovare nuovi scopi. Tentare un dialogo col proprio sentire: ogni “no”, si faccia oggetto d’arte. Ogni “no” comunichi, cresca relazioni, riconsegni fiducia, sorrisi.
Lavorare con gli occhi, lavorare con le mani, dare forma al silenzioso scorrere dei righi, impiastricciarsi le dita di colla, di colore, riempirsi di suoni. Ogni cosa può farsi poesia, gioco di suoni che “agiscono” immagini. Ricostruiscono l’immaginario. Tolgono l’assedio. Curano l’errore, un divenire che impara a calibrare il tempo dell’arte, si oggettiva in piccole opere dove poveri materiali si nobilitano concorrendo a narrare visioni, stupori, sbigottimenti, paure.
Ogni parola, ogni verso, ogni atto creativo è scrigno di senso. Senso che moltiplica valori e messaggi in interpretazioni che trovano il dire, lo svelamento del proprio sentire.
Serve l’atto poetico alla cura? Qualcuno mi ha confidato con grafia via via sempre più decisa che: “Scrivere è una tecnica per tenermi a bada.
Ascoltare il mio corpo sulla soglia: forse ne ho bisogno per me stessa”.
Si, serve! La scrittura, la poesia, una riaffezione alla “cultura”, al suo pieno significativo.
Lo sappiamo in essa, nelle socializzazioni mediatiche troviamo fattori di rischio (inquietanti ormai, con la loro invadenza) ma anche possibili leve di prevenzione e di cura.
Su questo è necessario concentrare azioni, una coralità capace di accogliere il tempo della cura ciò che in esso si genera come motore di un nuovo guardarsi.
La cultura è fiducia, costruzione, il fare creativo è metodo e orizzonte.