lunedì 15 settembre 2008

domenica 14 settembre 2008

dedicato ad Etty










Le “Lettere” di Etty Hillesum
“Anche oggi il mio cuore è morto più volte, ma ogni volta ha ripreso a vivere. Io dico addio di minuto in minuto e mi libero da ogni esteriorità. Recido le funi che mi tengono ancora legata, imbarco tutto quel che mi serve per intraprendere il viaggio. Ora sono seduta sulla sponda di un canale silenzioso, le gambe penzolanti dal muro di pietra, e mi chiedo se il mio cuore non diventerà così sfinito e consunto da non poter più volare liberamente come un uccello”.
di Maria Agostinelli

Questa storia va dal 14 agosto 1942 al 7 novembre 1943. È una storia raccontata da una ragazza ebrea non ancora trentenne dal volto appena paffuto, i capelli neri tagliati corti, la bocca calma, gli occhi scuri. Si svolge un poco ad Amsterdam, ma soprattutto in uno spazio di circa 500 mq ritagliato in una delle regioni meno ospitali d’Olanda: il campo di smistamento di Westerbork, dove migliaia di ebrei furono spediti da tutti i Paesi Bassi ad aspettare il loro turno verso Auschwitz. Questa, inoltre, è una storia epistolare perché è formata da tutte le lettere che quella ragazza, Etty Hillesum, scrisse ai suoi amici nei 15 mesi prima della morte. Il fango, il freddo, la malattia e la disperazione, e poi la mancanza cronica di cibo e medicine: questa era la quotidianità a Westerbork, e questo è il sottofondo continuo di quelle lettere. Ma c’è anche dell’altro.
Etty Hillesum lavorava a Westerbork come membro del consiglio ebraico di Amsterdam e si occupava dei bisogni materiali dei suoi abitanti: faceva avanti e indietro tra il campo e la capitale, spediva lettere dal campo e dalla capitale, fino a quando non decise di restare in pianta stabile nel campo. Westerbork lo vediamo attraverso le sue parole: un insieme di baracche di legno di grandezza variabile che potevano ospitare da un nucleo familiare fino a decine di persone. L’aria irrespirabile nonostante gli spifferi gelidi, il sovraffollamento, il tanfo, le liti per un libro, i parti nelle cucine, la polvere invincibile: l’immagine materica e notoria dei lager che conosciamo dai libri, dai film, dai testimoni e persino dai fumetti. Ma, come dire, questa immagine è solo il pretesto delle lettere della Hillesum, perché lei riuscì ad allargare i 500 mq di Westerbork a dismisura. Partì – la facciamo partire da qui solo per comodità di narrazione – dalla natura esterna a Westerbork: dalle coltivazioni di colza e dai loro fiori estivi, dalla polvere multicolore della terra asciutta, dalle sfumature inspiegabili del cielo; Etty riusciva a guardare fuori. Continuò col descrivere ai suoi corrispondenti la vita scandita e desolata del campo, la necessità e insieme la futilità delle convenzioni sociali che alcuni abitanti si incaponivano a perpetuare (stare in una baracca con delle persone che “fuori” erano socialmente considerate era meglio che stare in baracca con dei poveracci) o anche il tepore dei sodalizi inaspettati. E poi cominciò a chiedere ai suoi amici di Amsterdam tante piccole cose materiali: una pila per poter camminare di notte, degli occhiali per proteggersi dalla polvere, del cibo. Etty si vergognava un poco di queste richieste, ma da loro dipendeva la vita dei suoi cari e dei suoi amici di lì: sono richieste gentili che rendono un panetto di burro, qualche fetta biscottata, un barattolo di marmellata degli oggetti splendidi e ricchi, dei rari concentrati di vita. E dopo ancora - dopo le baracche, la natura, la convivenza umana, la vita materiale – Etty scriveva di amore. Scriveva che il mondo era pieno di bellezza. Sapeva benissimo che da Westerbork si andava verso la morte, e dunque il suo appello scintillante alla vita e all’umanità degli uomini non assunse mai le caratteristiche buoniste della stolidità. Etty Hillesum, come già si è detto negli altri contributi che compongono questo speciale su di lei, era religiosissima, di una religiosità capace di travalicare le confessioni. Eppure ciò che veramente scuote nelle sue lettere è il senso d’immanenza che le pervade: l’attenzione, la cura, la ricchezza con cui lei fu capace di riempire ogni momento di vita nel campo, il qui e ora. E non è un caso, forse, che raramente nelle sue missive vengano descritti dei decessi o nominati dei morti: la sua preoccupazione non fu mai il trapasso, men che mai il proprio, non fu mai il pensiero di un presunto al di là. Etty Hillesum era piuttosto preoccupata dal rapporto tra la sua interiorità e l’esterno, da ciò che fattivamente poteva fare per vivere e far vivere all’interno del recinto spinato di Westerbork. La parola “nazista” non viene nominata quasi mai, perché Etty non voleva che la propria esistenza fosse contornata da un qualche rapporto col nemico: io sono Etty in quanto Etty, non in quanto vittima dei nazisti. Niente è angelico o astratto nelle lettere dell’autrice, al punto che, quando la morsa del genocidio si farà più stretta e la possibilità di avere della corrispondenza diverrà più rara, dalla sua penna trapelerà una sorta di paura, il timore di avere ancora molto da dire senza poterlo fare: sono lettere più concitate, più urgenti, più ravvicinate, segretamente più disperate. È il rush finale. Da lì a poco Etty e la sua famiglia verranno caricati sull’ennesimo vagone diretto ad Auschwitz per non farne ritorno. Dopo avere letto le sue lettere ad una ad una e averne seguito lo sviluppo narrativo - che è insieme conoscenza di Westerbork e graduale conoscenza interiore della Hillesum - la cartolina finale da lei lanciata dal treno merci che la portava in Polonia colpisce come un maglio: termina con un “Arrivederci” che commuove fino alle lacrime. E, dopo aver chiuso questo volume, si rimane con la pacifica e perdurante sensazione dell’importanza irripetibile di ogni cosa, come se ogni cosa fosse un unico, vitale panetto di burro.


Hillesum, Etty
Lettere. 1942 - 1943
Adelphi 2005 - pagg.149, euro 7,00. Traduzione di Chiara Passanti

Keo, poema

Keo

Keo è il nome di un satellite spaziale artificiale che porterà i messaggi della razza umana vivente su questa terra in orbita.
Keo è di sole tre lettere, perché è un nome pronunciabile da tutte le culture.
Keo tornerà sulla terra fra 50 mila anni, ed è stato concepito per portare “ricchezza” nel mondo.
Keo è strutturato con nuove modalità di scultura come un autore crea un poema.
Keo è il messaggero che sfida la barriera del tempo.
È stato lanciato nel 2003 e consegnerà all’umanità di domani oltre sei miliardi di messaggi scritti dall’umanità di oggi.
Keo ha una forma sferica di diametro di 80 cm e due lunghe ali di 10 mt.
Tuffato nell’atmosfera con miliardi di messaggi.
Keo custodirà nel suo cuore un carico di scritti da esseri umani.
Brillerà nel cielo, prima di giungere al suolo e restituire all’umanità, futura, i pensieri, i progetti e le speranze.

Dedico tutto questo alla mia famiglia,
per ciò che hanno fatto per me,
per tutto quello ce mi hanno dato,
al bene infinito che voglio ad ognuno..
...ma che non hanno mai capito,
A loro
che non mi hanno mai accettato
e perdonato le mie paure,
la mia incapacità di non essere riuscita
a toccare mia madre.
A loro
che non mi hanno mai guardato
ma solo considerato una psicopatica.
A loro
che non hanno mai
sentito il mio grido.

Il “simbolo” della croce rappresenta per me una figura
importante e la interpreto come un simbolo di cambiamento
che accompagna le varie fasi della vita.
Le croci rappresentano la passione, l’amore,
la solitudine, la sofferenza, la gioia,
il mutamento di stato d’anima e di persona esteriore,
rappresentano il tempo…
la croce che ha cambiato la mia vita è contenuta in queste
pagine;
lascio a chi legge (e ne ha voglia), capire qual è!
L’unica cosa è che sento di averla portata sempre dentro
di me e solo
adesso sono riuscita a capirne il motivo.
Mi sento diversa e la mia diversità la unificherò alla vostra
uguaglianza e alla vostra diversità.
Accanto ad alcuni “pensieri” apporrò delle croci che non
tutti hanno capito…
…forse perché nessuno ascolta…
…guarda…
...chi sono…


1) Ancora

E…

Probabilmente si può anche,

stanchi,

traditi,

amareggiati,

sdraiarsi per terra,

chiudere gli occhi e ascoltare…

…e… piangere…

Ma si può ancora

Sognare,

aspettare,

illudersi,

desiderare, amare, sopravvivere….


2) Amore

Vorrei abbandonare le mie difese,

essere amata intensamente,

accudita.

Vorrei qualcuno che si a capace

di amare completamente.

Vorrei la congiunzione,

la condivisione,

la fusione,

la protezione.

Vorrei appartenere senza paure,

senza annullarmi.

Vorrei ricevere.

Vorrei dare.

Vorrei colmare questa

Illusione

che continua a sperare

dentro il mio cuore.


3) Il mio pensiero

Per un uomo

Tanti fiori…

...lontano…

ma spero in ascolto di me.

Forse incastrato in un angolo

della mia croce...

questi fiori per evitare di

sognarti…

non rimarrò mai

un piccolo e insignificante

bocciolo.

...in me resterà il tuo ricordo,

i tuoi colori

la tua voce

i tuoi gesti.

Ma, so,

che sarò bruciata e

nascosta nell’anonimato.


4) Non conoscerò

Salvami amore..

...vieni a trovarmi

ad amarmi,

il mio cuore custodisce

sentimenti profondi,

odori, profumi incantevoli

eterni

che donerò solo se tu verrai.

Ma so

che sei lontano

il mio desiderio morirà

con il silenzio…

...illusa,

rimarrà solo il mio sguardo sognante.

Il mio cuore si spegnerà

la passione cesserà

tutto finirà con la mia morte.

Non conoscerò amore,

ma solo un lacerante dolore…

Chi mi salverà?

Non sarò visibile,

non raggiungerò me stessa

cadrò nel profondo e

tutto si cancellerà.

Ci sarà solo una croce ad aspettarmi..

...si, lei sarà sempre lì.


5) Brucio

L’amore infiamma gli dei,

la potenza del veleno corrode tutto,

si può togliere l’anima?

Vorrei liberarmi da questo gioco…

…la vita.


6) Ricordo

La luna…

la sua luce

risplende solo per chi

riesce a guardare.

La croce blu,

un colore come il mare

come mai dimenticherò,

il riflesso di luce…

Blu, come gli occhi

di un uomo che non vede…

Luna nera,

è ciò che lui ha visto e

forse dimenticato.


7) Un tempo

Con queste croci

voglio ricordarti ancora una volta;

ma non sarai più dinnanzi a me,

il tuo viso,

la tua voce,

il tuo sguardo

sono ormai lontani..confusi…

…non dimenticati,

ma,

lontani.

Il mio pensiero,

la mia passione

sono ormai spenti,

il mio corpo è lontano.

Non ci sarà più

notte come

quella notte ormai persa.


8) Unita per sempre

Ti voglio bene…

Ti amo…

parole importanti

ma troppe persone

ne fanno uso, ignare del significato.

Tante persone

sono state capaci di

pronunciarle…

…ed ora mi chiedo:

dove sono?

La profondità

dei sentimenti

non viene dalle parole,

viene da dentro il corpo,

dal sangue che scorre nelle vene

talmente caldo

che fa riscaldare il cuore.

E

rende il viso luminoso

e

tutto intorno diventa

di un colore

intenso e vivibile…

come vivere in un’ altra

dimensione

su una nuvola bianca e soffice

come camminare su

una croce rivestita

di fiori bianchi.

Non c’è

nessuno che definisce

l’amore

con simili parole.


9) La mia voce

Quando sarà

tempo

per me?

Vivere

nei miei pensieri del passato

appassirò come un fiore…

Il vero…

…mento..

Il mio mondo non è questo

costruisco un “me” irreale,

sono alla scoperta del mio interno.

Ma sento che sono

irraggiungibile,

mi chiedo se solo

un’altra vita mi darà

il momento d’oro!

Bloccata

in sabbie mobili dell’abitudine

senza riferimenti

in continuo confronto di me,

ancorata dagli eventi

mi spengo…

Ingannata

dalla luce di questo sole

che offusca

il senso della mia vita.

Non arriverò mai.


10) Avvolta nel mio

Qui…

sono arrivata

nel mio mondo

so che è irreale…

illogico,

inquieto,

artificioso,

un mondo che

mi prende con inganno

che non mi dà buoni propositi

che non risolve nulla…

… ma mi

affascina

mi incanta

difficile da definire.

Questo mondo

straordinario e

pericoloso

mi fa paura

non lo respingo

voglio conoscere e

percepire ogni piccola sensazione

con la mia mente.

Avere la capacità e

la forza della mia volontà…

è un gioco pericoloso

ma vale la pena

di viverlo…


11) Chi sono

Definire tutto ciò che è

dentro di me…

…non si può…

…non potrei…

Sono diversa

Tormentata

Angosciata

sono niente…

Sono più persone..

...il mio aspetto è per chi mi vuol vedere, in me…

…perché la croce?

…perché i fiori?

…perché diversa?

Sono forse già nata?

Sono forse già morta?

Cosa sto vivendo?


12) Anima

Trasformo

la mia anima

e lascio che si unisca al mio sangue

fino ad arrivare al cuore.

Sento i battiti sempre più forti

accelerano velocemente…

come una tempesta

come sparire nel nulla.

La mia anima

esce dalla realtà

sconfina tutti i limiti

ma

il mio corpo

è fermo.

Amori finiti

solitudine…

troppo tempo è passato.

Sento distante la felicità

è difficile credere,

ma

ho amato

cosi tanto che sono rimasta senza respiro.

Una luce strana attraversava il mio corpo

Accecandomi

la voce del desiderio mi accarezzava

come il freddo che penetra nel corpo.

Potente

Profondo

Impossibile da scaldare.


13)

Tutto ciò che avevo intorno

si perdeva in una massa di cemento.

Mi sentivo immensamente viva…

…ma poi?

Tutto tornava indifferente

come se la mia mente

il mio corpo rifiutasse il calore

cancellato e

mai ricordato…

E così eccomi qui,

debole

schiacciata dalla mia stessa persona,

confusa

fantasticando di ritrovare un vero amore

piango.

Il tempo è fermo.

Stanca

rispecchio il mio viso,

mi guardo negli occhi e

non trovo me.

Ho bisogno di trovare una casa

È un disperato bisogno di capire chi sono…

…ma sono solo coperta da oscurità

mi soffoca lentamente

un giorno

mi ucciderà.


14)

Piango soffocatamente,

oppressa

dalla luce

soffocata dal mio respiro

ho bisogno di vedere me stessa,

ho bisogno di adattarmi al mio volto…

…vorrei avere l’audacia,

il coraggio

di amare

mostrare me stessa,

mostrare ogni aspetto della mia realtà.

Non provare vergogna

del mio corpo,

fonderlo

senza timore

senza timidezza

ad un uomo

ricco

di qualità

di generosità

di amore.


15) Segreto

È solo un sogno lontano…

La mia solitudine

il mio timore

vorrei che qualcuno capisse

dove sono arrivata,

far provare le mie emozioni…

…sento di non essere...

…di non esistere.

Voglio scivolare, nascondermi,

fuggire…

…le mie lacrime bagnano

il mio viso

come

onde ricoprono la sabbia.

Vorrei che questa realtà

non esistesse…

…vivere un’altra vita..

…o morire?


16)

Piange l’amore,

è triste,

tetro come il silenzio di paesaggi cimiteriali.

L’amore

solitario come il mare d’inverno.

L’amore

Sprofondato nel sonno

Seppellito in fondo al mio cuore.

L’amore

smarrito, offuscato

si confonde

e

non si farà più trovare.

Perde il suo calore,

sbiadisce,

si nasconde

diventando sempre più piccolo.

L’amore ermeticamente chiuso,

chiuso in una scatola di vetro

e

non può far altro

ce mettersi in mostra…..

cosa resta?

Solo guardare

E piangere

Mentre si allontana.


17) Timore

Cerco qualcosa,

forse qualcuno

non so…

…confusa dalla vita come

questi disegni insignificanti,

c’è solo una croce,

la guardo

ha tanta potenza

forza

importanza

magia…

…mi trasmette sensazioni esaltanti

mi riporterà in questa vita

o alla morte?


18) Vuoto

Cammino

ritrovandomi tra la gente

sentendomi nulla

sentendomi piccola

sentendomi invisibile…

...sola.

Cammino

senza nessuno

esclusa da ciò che mi circonda.

Mi estraneo.

Cammino

nel mio spazio vuoto

sola.

Cammino

perdendo coscienza

sentendomi fuori dalla mia esistenza,

separata dal reale.

Cammino

Cammino

Cammino

Ma non posso illuminare il mio vuoto

Cammino

Testardamente, violentemente, cercando

con forza di rompere e

strappare il dolore dal mio cuore.

Cammino

con la speranza

di riconoscere e allontanare

la mia mancanza.

Vorrei affrontarla

guardarla

confrontarmi con lei

combatterla

senza restare a mani vuote.


19) Aspetto

Silenzio,

mio amico,

vorrei ascoltarti

parlami... risvegliami,

fammi sentire la tua voce.

Aspetto la tua

parla

in questa notte così scura…

…ti cerco

…ti voglio

…toccami

Vorrei venire da te,

ma ho paura.

So che sarai sempre con me…

…fammi sentire la tua risata…

…portami lontano

Da questa tristezza dalla mia malinconia.

Aiutami

a controllare la mia mente,

ad essere proprietaria di me stessa,

mostrami la mia coscienza

la mia luce…

Ti aspetto

in questa sorgente nera priva di chiarezza

in questa immensa oscurità senza colore

sola

con il mio dolore.


20) Immersa in sogno

Vorrei che tutto si trasformasse in un sogno,

vorrei che questa realtà s’innalzasse

come un aquilone che prende il vento

e ondeggia nel cielo.

Vorrei che quel filo si staccasse e lo lasciasse libero

di volare lontano, sempre più in alto…

…come un esile seme

che diventa un fiore eterno.


21) Invisibile

Se qualcuno mi guardasse

Potrei farmi sentire

a distanza…

ma, non c’è nessuno.

Sono fuori da questa vita

lontana

sono sola e irraggiungibile.

Sono una figura astratta

sono troppo tempo distante

sono separata da un luogo

assente…

resto ferma

con la speranza di

essere avvicinata…

Piango nell’attesa

di sincerità.


22) Esco da me

Trovare la pace, la tranquillità

È solo un sogno…

…sono sconfitta dalla mia metà,

è lei che ha vinto,

è soddisfatta,

non farà realizzare i miei desideri.

Ha preso tutto di me,

trasforma la mia luce in buio

ed io non riesco a vedere..

…lei è sempre attenta,

è indistruttibile,

se amo mi fa odiare,

se rido mi fa piangere,

consuma le mie energie

mi avvelena pian piano.

Controlla la mia anima,

mi tormenta,

mi angoscia,

mi rende infelice,

sarà sempre in me

non mi farà conoscere

il mio volto,

domina

regna e prevale

ogni parte della mia mente.

Non conoscerò mai tutto ciò che sono.


23) Sono al buio

Ho bisogno di sfumature

sul mio viso buio,

ho bisogno di una forte

corda che

mi tiri su da questo pozzo…

..lontana da tutte le

costrizioni della vita…

Sono come… sono.

Prigioniera di me stessa,

vuota nel cuore

vuota nell’anima.


24) Condannata

C’è un profumo particolare…

...di fiori, di dolore,

di sofferenza, di morte,.

Lo sento nel mio silenzio

nella mia tristezza…

…respiro quest’aria…


25) Raggio di luce

Sono sicura che c’è…

C’è un anima,

forse un angelo

che resta al mio fianco,

di notte, a volte,

mi risveglia con la sua voce,

grida, parla, ride,

sento echi lontani,

non so come e da dove…

…incomprensibili frasi..

…le sento…cerco di capire,

mi chiama…ma poi,

ho paura,

apro i miei occhi e non vedo nessuno,

non sento più nulla, non sono più sicura.


26) Abbraccio la mia croce

Forse i miei occhi sono bendati

non vedo nulla

sto lasciando tutto

e tutti mi hanno lasciato.

È come svegliarsi

E non vedere la luce del giorno

come vivere in una stanza buia

come aver sempre freddo

e non avere nessuno che mi riscaldi.

Non credo più a nulla

Non credo a ciò che è intorno a me.

Voglio ribellarmi

gridare

soffocare il freddo

Voglio

sentire ribollire il mio sangue

Voglio

una croce ricoperta di fiori

Voglio

il sole

Voglio

dimenticare

Voglio

mio figlio.

Sono inchiodata nel mio corpo!


27) Unico centro

Affascinanti e misteriose luci del cielo,

al centro dell’universo,

al centro di ogni vita,

ma quando non apparite

lasciate tutti nell’oscurità,

tutto appare spoglio,

deserto

come se il cielo fosse toccato dalla morte.


28) Senza figura

Al di là del mare

i miei pensieri si

intrecciano come raggi

Nelle tenebre dell’oscurità.

La mia immagine riflessa

in uno specchio

la mia mente oltrepassa

ogni confine,

valica ogni limite,

osserva ogni sentenza,

sono all’apice di me stessa…

…ma,

non spicco il volo del mio destino.

Sono ferma e vedo

il bagliore della vita che scorre,

che non ha mai

illuminato la mia anima.


29) Invasa

Sono tra acqua e fuoco…

…la mia acqua è pura

scorre nelle vene

tenta di trasportare

il mio sangue,

come un fiume

che sfocia nel mare…libero…

…e perde ogni pensiero.

Il mio fuoco mi ferma,

è sempre con me,

brucia,

continua a infiammare

ogni parte del mio corpo..

…fa male e diventa tutto difficile.

Non andrà via

fino a quando

mi renderà cenere.


30) Segreto

Desidero il calore della semplicità dell’amore,

ritrovare la magia

di guardarmi in uno specchio

e immaginarmi bella

cogliere le apparenze di un aspetto migliore,

avere un corpo sinuoso

e

lasciare le mie debolezze

di fronte allo specchio.

Un rapido sguardo

cosi che possa emergere cantando.

È un segreto

…fingo e mi commuovo...

La mia mente oltrepassa gli spazi infiniti.

Annullo il mio essere, il mio corpo;

riesco a sentire i battiti del mio cuore,

il respiro profondo

il sangue che scorre velocemente nelle mie vene.

Trovo la vita dentro me stessa

staccandomi dalla realtà

lasciando il mondo.

Ma

non può durare a lungo

è una felicità immaginaria,

irraggiungibile dalla vita vera

tormentata e delusa.

La desolazione è costantemente presente

sensazioni tristi mi assalgono.

È un segreto

…non rivelo agli altri la mia anima.


31) Priva di sbocchi

Piove…

…è l’unico rumore

che sento,

è l’unica voce

che manca,

detesto questa pace.

Vorrei essere sotto la pioggia

forse mi aiuterebbe a far

scivolare i miei dubbi…

i pensieri…

vorrei liberarmi da tutto,

liberarmi

da ciò che non ho

mai avuto,

spero di dimenticare..

ma tutto è ancora vivo in me.

Tutto

arde violentemente

Amori… affetti… gioie...

…felicità… amici…

Non trovo più nulla.

Sono

Solo una fiamma

Che sta per spegnersi,

spaventata, smarrita

senza certezze.


32) Io

La vita sta fuggendo

segna le ore

resta poco tempo.

Sono entrata in un enorme circo

Vuoto

senza luce

senza colori

senza amori

affetti.

Mi sono smarrita.

Non trovo fiori

Croci

Musica

Sorrisi

Vivo tra i comuni mortali

respiro la stessa aria

ma non sento nulla.

La mia mente vuota

il mio cuore spezzato

ma ancora colmo di calore

che potrebbe scoppiare.

Il mio io rimasto

chiuso per molto

tempo

si è risvegliato

ma non c’è più posto in questo mondo.

La mia ombra ridotta in frammenti dispersi.

Troverò pace solo nella tomba…

Non posso negare il mio momento

e quando arriverà

l’unica cosa che porterò

sarà solo ciò che possiedo:

la vita.


33) Credo

…c’è un luogo…

…dove non so,

so solo che è meraviglioso

colmo di fiori e stupendi colori.

Una croce dominante al centro,

qui sta la meraviglia.

Forse è dentro di me,

nessuno lo conosce,

forse neanch’io…

...è sicuramente

un mistero.


34) Libera

Non si può vedere tutto,

ma ciò che si vede,

a volte, è meglio

non vederlo.

Non si può neanche

far finta di non vedere

sarebbe tutto un falso inganno.

Voglio vedere

e dire ciò che vedo,

sentire sulla mia pelle

i brividi di un’emozione,

gioia o dolore,

ma devo vedere.


giovedì 11 settembre 2008

Ninfale

Sprofonderei

sin d’ora

nell’umida quiete

di quei boschi

specie nel sottobosco

ninfale che

bagnando nutre.


Dorme l’inverno

a fondo

tra nebbia fitta

vola alato

che si spande

nell’umida quiete

di quei boschi

specie nel sottobosco

ninfale che

bagnando nutre


Al solstizio invernale

solitaria creatura

se ne va

quale larva leggera

che aleggiando prova

Naturale Mente

che si rinnova

Ancestrale Corpo

che si sfiora


Vuole il latte

il miele e i fiori

così lasciati

in luoghi ameni

per laghi valli

fiumi e monti

pullulanti di

sogni e di respiri

troppo ampi e profondi!


Di tale ampiezza

canta corale

nel riverbero di

materia sottile

che si spande

tra i sentieri intrecciati

di quei boschi

specie nel sottobosco

ninfale che

bagnando nutre



Sgorgano essenze

pure d’artificio

e linfe di corolle

che si tengono in braccio

come un infante

concentrato siderale

d’ogni campo

morbide corrispondenze

nude di forme

e di colori

eppur vivaci e dense!


Di rado trema

il pendio

trema il gelsomino

invernale che così

incosciente muta

le foglie verdi in fiori

incurante di

tutto il freddo

di tutto il forte

ansimare dell’inverno


Lieve demenza

cui non m’abituo

perché tra i miseri

anfratti umani

regna l’Artificio

aura polare artica

con carente energia

carente ossigeno.


Culto ninfale

scendi qui

nelle grotte

estatiche e sommerse

tra gli schemi

mentali ed eloquenti

dei popolini

della gente


Non voglio l’immortale

dono dalla fonte

ma solo carezza

che distende

come volo

di farfalla

che lievemente scende.


sabato 6 settembre 2008

In cerca del sorriso

Si terra a Lecce il 18, 19, 20 settembre, "Pe(n)sa differente".

Prima manifestazione nazionale di sensibilizzazione sul peso naturale

Pe(n)sa differente fa parte del progetto nazionale:

Le buone pratiche di cura e la prevenzione sociale dei Disturbi del Comportamento Alimentare,

coordinato dal Ministero per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive e dal Ministero della Salute

e da Salomè onlus.




di Mauro Marino

“Un giorno senza sorriso è un giorno perso”

Charlie Chaplin


Cercare il sorriso. Scovarlo, sollecitarlo, nascosto dentro le pieghe del tempo. La malattia toglie il respiro. Non c’è orizzonte e ogni gratificazione si svuota, logora la sua efficacia, via via scompare. Sbigottisce. Lascia terreno al nulla dell’ossessione.

Li conosciamo i meccanismi pervasivi del non esserci. Togliersi la vita è negarsi il futuro: il sorriso.

Sul dizionario leggiamo: “Un sorriso può essere più o meno sincero e spontaneo, e non sempre sottintende un atteggiamento di apertura verso l'altro quanto piuttosto l'espressione di un personale stato d'animo”.

Quello stato d'animo ci riguarda, quando l'assedio chiude ogni spiraglio.

Quando il sorriso non allarga più gli occhi!

C'è un sé che sorride, che si apre, che si dispone ad accoglier e a dare.

Quel se, dobbiamo cercare, ri/trovare, svezzare nell'oblio del mal d'animo. La cultura, il laboratorio, la comunicazione possono essere utili alleati di una strategia di cura.

Mettere le mani, gli occhi, il pensiero, la parola al fare. Questo il percorso, per ritessere la fiducia!

Trovarsi in un opera non è “specchiarsi” nel vuoto di un corpo che non si risponde, è la possibilità di contemplare il tempo.

Ho chiesto a cosa pensi mentre fai questo “ricamo”? “A niente!”, mi ha risposto.

Una vittoria allora! Distrarsi, tentare di trovare acquietamento, pace! Dimenticarsi, de/pensare. Staccarsi da sé e trovarsi nell’opera.

Di fronte “musi” lunghi, le mani tengono la pancia. E' duro riabituarsi al cibo, stare alla regola della proposta di cura. Sentirsi gonfia, dover trattenere il cibo... “e questi intorno cosa vogliono? Che c'entro io qui? Non sono malata! La mia non è una malattia!”.

Come fare?

Leggere, scrivere, guardare. Parlare. Sciogliere il nodo.

E allora, al lavoro! Trovare nuovi scopi. Tentare un dialogo col proprio sentire: ogni “no”, si faccia oggetto d’arte. Ogni “no” comunichi, cresca relazioni, riconsegni fiducia, sorrisi.

Lavorare con gli occhi, lavorare con le mani, dare forma al silenzioso scorrere dei righi, impiastricciarsi le dita di colla, di colore, riempirsi di suoni. Ogni cosa può farsi poesia, gioco di suoni che “agiscono” immagini. Ricostruiscono l’immaginario. Tolgono l’assedio. Curano l’errore, un divenire che impara a calibrare il tempo dell’arte, si oggettiva in piccole opere dove poveri materiali si nobilitano concorrendo a narrare visioni, stupori, sbigottimenti, paure.

Ogni parola, ogni verso, ogni atto creativo è scrigno di senso. Senso che moltiplica valori e messaggi in interpretazioni che trovano il dire, lo svelamento del proprio sentire.

Serve l’atto poetico alla cura? Qualcuno mi ha confidato con grafia via via sempre più decisa che: “Scrivere è una tecnica per tenermi a bada.

Ascoltare il mio corpo sulla soglia: forse ne ho bisogno per me stessa”.

Si, serve! La scrittura, la poesia, una riaffezione alla “cultura”, al suo pieno significativo.

Lo sappiamo in essa, nelle socializzazioni mediatiche troviamo fattori di rischio (inquietanti ormai, con la loro invadenza) ma anche possibili leve di prevenzione e di cura.

Su questo è necessario concentrare azioni, una coralità capace di accogliere il tempo della cura ciò che in esso si genera come motore di un nuovo guardarsi.

La cultura è fiducia, costruzione, il fare creativo è metodo e orizzonte.