domenica 20 luglio 2008

Ah, l'amore

Il rimedio perfetto di Lucrezia Lerro
di Alessia


E’la prima volta che un libro entri in me,nel profondo del mio essere e che riesca a farmi commuovere. Mi è piaciuto molto perché mi sono identificata nella protagonista ,Alice.
Il nome stesso Alice sembra essere stato scelto appositamente con riferimento alla favola di Alice nel paese delle meraviglie. All’inizio e per tutto il resto del libro(esclusa la fine) possiamo parlare di un’antialice che trova rifugio nella cantina e nel sottoscala; un antialice che guarda al di fuori la bellezza e la spensieratezza della vita degli altri bambini del paese e che pensa: “Me ne stavo lì a fantasticare,a pensare che un giorno mi sarei vendicata e che la solitudine presto si sarebbe trasformata in qualcosa di buono(…). Ero certa che prima o poi la mia vita sarebbe cambiata,come ero certa che non mi sarei più liberata dalla malinconia e dalla noia”.
I personaggi hanno un non so che di pirandelliano, in particolare il padre: una figura tragicomica. Viene deriso ed emarginato dai suoi compaesani perché diverso; ha dei momenti di pura follia dettati da una sofferenza interiore, da un trauma psicologico avuto nell’infanzia. La sua famiglia, in particolare sua figlia Alice, porta su di sé gli errori del padre.
Alice sembra una cenerentola moderna; la strega (così chiama la nonna) la umilia, la rimprovera
in continuazione e non le fa mangiare i dolci che tanto le piacciono e che, invece, regala al fratello più piccolo.
La mamma di Alice, o meglio la Rossa, è una donna innamorata dell’amore ed ha numerosi amanti, in ognuno dei quali cerca un immagine ideale di uomo,il principe azzurro con cui un giorno scapperà dalla sua triste realtà; questi pensieri sono esplicitati chiaramente nelle lettere che la Rossa scrive ad ognuno dei suoi amanti.
“Nessuno sarà felice per sempre. Papà stava meglio da quando prendeva gli psicofarmaci, alternava
come sempre momenti di lucidità ad altri di confusione, ma qualcosa in lui era cambiato. Riusciva
persino a dirmi che mi voleva bene. Mi vergognavo sempre meno di lui,anche se i ricordi mi ossessionavano”.
I ricordi spesso influenzano il nostro presente. E Alice questo lo sa bene. Talvolta è così difficile dimenticare le cose che ci hanno ferito, ci hanno scossi e traumatizzati. E’ difficile andare avanti se si rimane ancorati a brutti ricordi che ti segnano profondamente e quasi in maniera indelebile.
Alice non sa nulla del passato del padre, ma intuisce “che qualcosa l’aveva ferito profondamente, gli aveva lasciato una cicatrice”.
Quanto mi sento Alice in questa frase!
Anche a me, spesso, viene la voglia di sapere qualcosa sul passato e sulla vita dei miei. E’molto raro che parlino del loro passato,forse perché è stata dura per loro e cercano quindi di cancellare dalla loro mente i brutti ricordi.
Mia madre sembra essere anaffettiva, e credo che sia stata influenzata in questo da mia nonna, che non è stata mai molto vicina alle sue figlie (sembra quasi non averle volute!) come ha fatto, invece, con mio zio; la mia mamma, comunque, mi dimostra spesso il suo bene nei miei confronti non con baci e abbracci, ma con regali e con il suo essere premurosa.
“Capivo ormai che io e mio padre eravamo simili,scoprivo nei miei occhi le sue paure”. Ogni genitore(anche quello peggiore) ha delle paure, delle ansie per i figli e per se stesso.
Mio padre,per esempio,non me le dice,ma dai suoi rimproveri capisco quali siano, anche se sa nascondere bene le sue emozioni.

Alice è costretta a subire quotidianamentegli attacchi e gli insulti della strega. Ma perché solo a lei? Forse perché è una bambina sensibile che ha bisogno di affetto e di amore, cose che nessuno riesce e vuole dargli?
E qui il cibo non ha altro che un significato simbolico: Alice è golosa di dolci, li ruba,perché la Strega non vuole darle niente. Il cibo come emozione, quindi, come bisogno di colmare quello che non si ha nella vita. E Alice non ha l’amore di nessuno.
La Strega, la Rossa, il padre, il fratello e le sorelle non si accorgono di questo, perché concentrati
su i loro bisogni.
Alla fine, però, Alice lo trova un riscatto; riesce a sentirsi felice con un uomo.
Prova per la prima volta la felicità quasi incredula, stupita che tutte le sue fatiche, i suoi problemi, la sua ricerca continua d’amore siano acqua passata. Riesce ad entrare in un mondo nuovo, governato da sensazioni piacevoli; non deve più lottare né con la famiglia né con i suoi compaesani, non ha più la necessità di essere una bambina forte che deve sopportare umiliazioni,insulti e cattiverie.
Alla fine Alice diventa Alice.
Ora sono qui, nella mia stanza, e vedo la mia vita in bilico e ad un bivio. Anch’io, come Alice, vorrei poter dire di sentirmi felice veramente e riuscire a fare una vita tranquilla senza il peso di quella che ero.
Vorrei percorrere il sentiero della felicità. Forse non ne sarò capace.
La mia vita è fatta di eccessi, non ho mai avuto un equilibrio interiore e sono sempre stata criticata dalla mia famiglia e dagli amici per il mio modo di essere.
E’questo uno dei motivi per cui non sono felice.Mi sento sempre fuori posto e non riesco a liberarmi dai giudizi degli altri che son bravi a dare “buoni consigli”, ma non a capire quello che hai dentro, quelle tempeste di emozioni contrastanti che ti rendono diversa e insoddisfatta.
Diventerò anch’io un’Alice? Me lo aguro, perché sono stanca di “guardare la mia vita da un oblò”, mentre “il sole e la luna fanno l’amore senza fretta”e senza rancori.
I sogni diventano realtà solo nelle favole? Sono solo la proiezione della vita che vorremmo idealmente, ossia pure e semplici fantasie?
Una cosa è certa: i sogni ti aiutano ad andare avanti e ad evadere dalla monotona quotidianità.
I sogni, le ambizioni si realizzano solo se lo vogliamo ardentemente, solo se dopo una lunga sofferenza ti accorgi che devi cambiare qualcosa nella tua vita. La parola magica è “volere è potere”. Posso perché lo voglio. Basta cercare, scavare dentro di sé per capire ciò che vogliamo e che siamo.
Per Alice il viaggio in America rappresenta finalmente il raggiungimento della sua meta: una nuova vita in un paese come l’America per antonomasia il paese dei balocchi dove tutti vorremmo vivere.

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