lunedì 8 ottobre 2007

La necessaria crudezza!

Campagna nolita, si o no?

l’opinione di M.la

Ieri la dottoressa Renna mi ha chiesto che impressione mi facesse il manifesto della ragazza anoressica della pubblicità di Oliviero Toscani. Ero arrivata a discussione già iniziata, così all’improvviso ho espresso d’impulso le mie impressioni: “Ben venga la crudezza dell’immagine! E’ vero stringe il cuore, fa paura, fa pensare, ma è proprio ciò di cui ha bisogno un problema che sino adesso è stato affrontato solo in occasione di sfilate di moda (modelle anoressiche si o no?)”.
Esempio fatale per le ragazze: stilisti, moda, taglie… ‘media’ troppo condizionanti per la fragile psiche di adolescenti per le quali è vitale l’accettazione del gruppo, piacere al boy del cuore, rispecchiare il modello di ragazza alla moda e se questa impone la tg. 40/42, vita bassa, ventre piatto, tette appena accennate… così sia!

Ben venga se a turbarsi, guardando quell’immagine che suggeriva privazione, debolezza, morte annunciata possono essere madri e padri sino ad ora inconsapevoli che sì, anche la loro principessa può discendere quel baratro fatto di bilancia, specchio, dieta, attività fisica ossessiva; che sì, anche la loro bambina che sta crescendo e che con loro parla sempre meno, o proprio per niente, o forse in famiglia non si è mai parlato se non di quotidianità e banalità, sì insomma, la loro bimba può nascondere problemi complessi, dubbi irrisolti su sé stessa, dispiaceri mai affrontati per pudore, per paura, o perché le si è fatto capire che “certe cose” sono tabù.

Sicuramente quella di Toscani è un immagine shockante.

Viviamo in un epoca in cui la comune percezione di salute, benessere, valori primari, affetti, relazioni è completamente distorta, in balia della tecnologia per comunicare, per giocare, per vivere. Ci appropriamo della vita altrui attraverso i reality, le fiction e quant’altro distraendo l’ attenzione dalla nostra “normalità”, dai nostri problemi. Dai nostri “silenzi”, quelli interiori che rimbombano indesiderati quando siamo soli e quelli familiari fatti di indifferenza, di superficialità, di gesti di compensazione, di ruoli confusi.

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