mercoledì 17 ottobre 2007

Nolita? No anorexia?

Meglio dialogo, comprensione, ascolto!
di L. A.

Oliviero Toscani espone le sue modelle sofferenti, sulle mura del Castello Carlo V°, non presente alla innaugurazione della mostra domenica “Intramoenia extrart. Il gran tour della meraviglia” (!?) si fa sentire come una telefonata! C’è chi può!
Noi riceviamo dall’interno del Centro per la Cura e la Ricerca sui Distrubi del Comportamento Alementare, un intervento sulla campagna Nolita/No aronexia.
Il Centro della Asl di Lecce ha attivato in rete un blog: http:lemanisorelle.blogspot.com aperto a contributi e commenti.


Un tempo l’uomo era impegnato nella lotta per l’affermazione di sé, per divenire cioè principio costituente della realtà contro la visione teologica dominante. Oggi tale supremazia è in mano al reale e all’uomo non resta che la condizione di sudditanza.
Dietro questa oggetivazione degli individui non c’è alcun complotto. Non esiste un Grande Fratello orwelliano. Sono i nostri discorsi ad instillarsi radicalmente nel tessuto sociale, creando uno spartiacque fra ciò che si può dire e non dire, fra ciò che si può fare e non fare. Ma sulla scacchiera delle cosiddette “procedure discorsive” domina il re: è il potere. Potere che scava come una “talpa cieca”, invisibile, insondabile, ma onnipresente.
Sapere e potere , dunque, foucaultianamente intesi, costituiscono un “dispositivo” capace di determinare il nostro modo di intendere e interpretare il mondo reale.
Nella contemporaneità il dispositivo sociale prevalente è il marketing: la “nuova” scienza economica che struttura il reale secondo proprie prerogative. Agisce in base ad una sola logica, quella del profitto. Il suo obiettivo? Arrivare a determinare bisogni sempre nuovi e crescenti dal momento che c’è una scadenza da rispettare: il fatturato. Come entra nella nostra vita? Certamente non in punta di piedi. Non bussa alla porta del nostro magazzino di sapere. Piomba in modo dirompente imponendoci i suoi significati. Significati che vanno a stratificarsi attraverso gli oggetti di consumo, i quali diventano i “discorsi” del marketing. Siamo liberi di acquistare o meno questo o quel marchio, ciò nonostante il marketing avrà ugualmente raggiunto la propria finalità: entrare nella nostra mente, modificando il nostro stile di vita.
É quanto si è verificato con l’ennesima campagna pubblicitaria di Oliviero Toscani per conto di Nolita, fashion brand del gruppo padovano Flash&Partners. Un’ex modella francese- appena 31 Kg- espone il suo corpo nudo, emaciato, consumato dall’anoressia. Si parla di campagna shock. Lo è. Si parla di provocazione. Lo è. Si pala di strumento di sensibilizzazione ai mali sociali. Forse lo è un pò meno.
In fin dei conti, insabbiato quel polverone di disapprovazione, acclamazione, scandalo o consenso, a Toscani non resta che l’ennesima “corona d’alloro” di cui furono cinti pochi geni e d’altri tempi. La differenza? La sua collezione non è arrivata post- mortem!
A guadagnarci veramente non è quella giovane scheletrica aggrappata ai manifesti delle più note città italiane, ma Nolita, che ergendosi a “specialista” delle malattie psichiatriche, ha esogitato un “rimedio” per i problemi legati al cibo: “perché non mettere questo universo giovanile, così ribelle, complicato, insensato, di fronte alla nuda e cruda verità? Mostriamo come si riduce un corpo vessato nella carne, nell’intimità, nello spirito! Tutti, però, devono sapere che a porre in guardia sono io, Nolita!”. Nulla in contrario. Tuttavia vien da chiedersi se quel manifesto“No Anorexia” sia davvero un monito per le schiere di fanciulle disposte a qualsiasi sacrificio in nome della bellezza, della perfezione, del successo “facile”; mentre continuano a “sopravvivere”, all’ombra dei cipressi, le associazioni, le strutture ospedaliere che lottano ogni giorno con una burocrazia lenta e spesso sorda alle insistenti richieste di risorse e personale specializzato. Sì, perché c’è da sottolineare che si possono contare sulle dita delle mani le organizzazioni di tipo pubblico impegnate nella ricerca e nella cura delle patologie legate all’alimentazione. Continuano a lavorare dietro le quinte nonostante il palcoscenico resti un’esclusiva della spettacolarizzazione, dei colpi di scena.
Coniugare il prodotto, il marketing e i problemi sociali è veramente la sola freccia in grado di centrare il bersaglio, in grado di “costringere” la società civile a superare il mito della magrezza?
Dialogo, comprensione, ascolto sono le prime armi contro la quotidiana indifferenza, piccole rose nel deserto contro l’inaridimento dell’animo.

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